Ogni buon speleologo, dovrebbe conoscere il luogo di nascita della speleologia, il Carso triestino. In questa terra, oltre 100 anni fa la gente andava in grotta e studiava i fenomeni carsici. Quale motivo migliore quindi per decidere di andare a visitare qualche grotta del Carso? Una grotta di recente scoperta è un motivo in più, se poi i tuoi amici fanno parte del gruppo scopritore, la possibilità di essere tra gli eletti per poter visitare questa meraviglia, prima o poi si realizza.

Sono ormai passati oltre 12 mesi dalla scoperta e finalmente riusciamo a partire per questa nuova avventura. Siamo in 6, Maria, Dorlilena, Lorenzo, Massimo, Alessio junior, Daniele. Partiti alla sera, poco dopo le 22.00 arriviamo a casa del mitico scopritore, Mauro Kraus, che, dopo giorni, mesi, anni di scavo, è sbucato nella sala lunga oltre 100 metri. Dopo un piatto di pasta e le chiacchere di benvenuto, decidiamo di cambiare programma e grotte.

Al sabato andiamo subito alla nuova grotta Sancinova, anziché alla Silvano Zulla e come seconda facciamo la grotta, la Tom, i rami scoperti meno di 10 anni fa e ancora abbastanza integri e concrezionatissimi.

Vista la delicatezza della grotta, meglio entrare puliti per non imbrattare una meraviglia ancora quasi vergine. L’ingresso si apre a 2 minuti a piedi su un fianco della dolina, non molto grande, ma si passa comodi.

Dopo alcuni pozzi, non molto lunghi, già si incomincia a sentire il rimbombo nella sala di chi è già arrivato, poco dopo anche la luce si perde nel nero della sala e i due lumicini in fondo alla corda, ti fanno capire la maestosità del salone, il quarto del Carso, 135 metri di lunghezza per 60 di larghezza, con un altezza che supera i 50 metri.

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Quando siamo tutti al fondo, incominciamo a guardarci in giro e poi si prova a fotografare la sala, difficile per la sua grandezza. Dopo qualche ora di scatti, Mauro ci porta in un rametto in fondo ricco di eccentriche e concrezioni, alcune trasparenti come il ghiaccio, molti i particolari per delle macro e poi il rientro in cima alla sala per poi risalire. Ancora qualche scatto mentre iniziano le risalite e poi via si esce salutando emozionati la sala.

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Fuori è già buio e quindi anche ora di andare a mangiare qualcosa in un locale li vicino. Rientrati, la prima cosa che si fa, è scaricare le immagini per vedere a schermo se siamo riusciti ad illuminare in modo adeguato quello che si voleva. Da una prospettiva della sala, notiamo qualcosa in alto sulla parete, che sia una prosecuzione? Chissà, vedendo la foto, sembra tutt’altro che facile come risalita. Se così fosse, doppia soddisfazione, essere dei privilegiati per aver potuto vedere la grotta e dare un aiuto per poter continuare a scoprire luoghi favolosi.

Con le palpebre che ci si chiudono dopo qualche amaro digestivo, tutti andiamo a metterci in orizzontale su un materassino e sacco a pelo, la prima giornata se ne è andata nel migliore dei modi Arriva così anche il secondo giorno. Inizia subito con la ribellione di Dorilena, (la solita) che non viene in grotta, andrà a farsi una giornata di passeggiate lungo il mare di Trieste. Siamo uno in meno, ma non fa nulla, la grotta non è difficile e per portare l’attrezzatura ci riusciamo ugualmente. Mauro entra subito ed inizia ad armare la serie di pozzi inclinati e scivolosi. In poco tempo siamo alla base e subito ci inoltriamo vero i passaggi labirintici che ci portano in questi rami quasi nuovi della grotta Tom.

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Come iniziamo a vedere la quantità di concrezioni, rimaniamo sbalorditi, facciamo subito un giro a vuoto, e poi dopo un buon the caldo, iniziamo a scattare un po’ di qua un po’ di la, stalattiti, colonne, vasche, cristalli, vele, un insieme favoloso di speleotemi. Il tempo passa molto velocemente e dopo il solito “ questo è l’ultimo scatto”, e subito dopo, “però questo è troppo bello, lo facciamo”, arriviamo veramente a “questo è l’ultimo scatto”.

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Mentre usciamo, incontriamo un altro gruppo sceso per vedere gli stessi rami, hanno armato con le loro corde il pozzo e quindi in uscita abbiamo tutto doppio, in un batter d’occhio siamo tutti fuori, ovviamente è già buio. Recuperata la ribelle, in tre facciamo un saltino al Pub del paese per una birra e poi raggiungiamo gli altri in un agritur a mangiare prodotti locali e berci del buon Terrano. Dopo la famosa Jota, salsicce, contorni vari e un buon dolce, non ci rimane che finire con un buon grappino. Rientrati a casa scarichiamo le immagini e controlliamo velocemente gli scatti, qualche cosa anche oggi è venuto e così possiamo andare a riposare felici e contenti, con in programma, per il mattino, la grotta Azzurra, partendo da casa a piedi senza l’obbligo di tuta.

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Questa semplice grotta, è un cavernone tutto in discesa, molto largo con una particolarità, durane la prima guerra mondiale, l’esercito austriaco aveva costruito due punti per la raccolta dell’acqua e convogliata tutta in un vascone finale della grotta. Il tutto con un sentiero comodo per la discesa e leggenda dice che facevano entrare i cavalli per abbeverarsi alle pozze di raccolta.

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Ci portiamo comunque la macchina fotografica e un minimo di attrezzatura per poter fare degli scatti anche in questa cavità, non abbiamo molto tempo e quindi via velocemente in posa e si scatta. Alla fine il risultato c’è comunque. Ritornati a casa, carichiamo il materiale e dopo i doverosi saluti e ringraziamenti, ci dirigiamo in quel di Trieste per un giretto in centro.

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Ci sfamiamo da un Kebabbaro e beviamo un buon caffè espresso, (un nero), al bar degli specchi nella piazza principale, buono e pure accompagnato da un bicchierino di cioccolata fusa, il tutto per la bellezza di UN EURO, prezzo da non credere.

Ormai è giunto il tempo per il rientro. Che possiamo dire, tre giorni bellissimi. Bella la compagnia, bello conoscere gente nuova, bello vedere nuove grotte, bello mangiare tutti assieme in un locale, bello il Carso, bello tutto.

Un particolare grazie a Mauro del Gruppo Speleologico San Giusto che ci ha sopportati, ospitati e accompagnati in tre bellissime grotte, grazie mille, ti aspettiamo in Trentino.

Hanno partecipato: Maria-Lorenzo del Gruppo Speleologico Lavis-Gruppo Grotte San Giusto di Trieste, Alessio-Daniele del Gruppo Speleologico Lavis, Dorilena e Massimo liberi da gruppi e Mauro del Gruppo Grotte San Giusto di Trieste.