L’abisso del Laresot (piccolo larice), è attualmente la grotta più profonda del Trentino, ormai oltre i -1000 metri.
Era già da molto tempo che si voleva andare a fare un giretto fotografico, le date scelte il 7-8 Ottobre. Tra tutti gli interessati, siamo rimasti in 6 per le foto, altri quattro, di Arco e Vigolo Vattaro, sono saliti alla sera del Venerdì per andare a rivedere il fondo a – 1000 sceso per la prima volta soltanto qualche mese prima. Alessio e Dorilena salgono alla sera con Federico, Maurizio, Silvano e Dino, i quattro profondisti vanno presso l’ingresso, Dorilena e Alessio al bivacco del rifugio Agostini, al mattino ci raggiungeranno all’ingresso. Per salire fino al rifugio Cacciatore, senza permesso per la macchina, ci dobbiamo appoggiare al servizio taxi, Giorgio ci aspetta di buon ora e in quattro partiamo verso le 7.30. Durante il tragitto, tra una chiacchera e l’altra, verso la fine del viaggio, ci dice di allungare il percorso e ci porta fino alla malga superiore, ma senza chiederlo ci fa un gran favore, ci risparmia un po’ di strada a piedi. Raggiunto l’ingresso, incontriamo anche Alessio e Dorilena, gli altri sono già entrati. Dopo un veloce pasto, iniziamo la discesa. Gli obiettivi sono il il pozzo dei fossili, il pozzone e il meandro Nella con il camino finale. Di noi solo Lorenzo è stato nel meandro e quindi lui ci farà da guida. Discesi nel pozzo dei fossili, decidiamo di scattare alcune foto in modo da ricompattare il gruppo.

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Dopo vari scatti, non arriva nessuno e quindi ci avviamo verso il prossimo step. Arrivati al pozzone, i moschettoni che sostengono la corda per il traverso, sono tutti fioriti/ossidai, troppo pericolosi e quindi dobbiamo cambiare l’armo e mettere dei moschettoni nuovi. Tutto questo ci porta a perdere un casino di tempo, ma la sicurezza vien prima di tutto. Ripartiamo tutti e quattro per i meandro, Alessio e Dorilena sono rimasti indietro, non erano in forma. Lorenzo ci dice che bisogna stare alti e poi abbassarsi per passare in un tratto relativamente largo. Dopo un tratto ai limiti della percorrenza, decidiamo di tornare indietro, questo è un tratto stretto e scomodo, decidiamo di rinunciare a questa parte di grotta. Tornando indietro, Lorenzo ha l’illuminazione, ha visto il passaggio, in effetti non è evidente e tutti quelli che sono entrati hanno sbagliato strada. Decidiamo di provare a raggiungere il camino di risalita. Il meandro in effetti dopo un tratto da fare in alto, vien più comodo da percorrere in basso. Si procede fino ad una parte molto bella, ricca di scallps, sotto nel piano inferiore scorre l’acqua. Mi infilo e percorro decine di metri, ci sono delle concrezioni, perfino delle aragoniti, mai viste in trentino così grandi. Dopo un po’ arrivo ad un laghetto con cascata, Mich è sopra, lo raggiungo e ammiro sempre un miriade di concrezioni, oltre che dei blocchi di frana di dimensioni notevoli, alcuni che sembrano anche poco stabili. Ad un certo punto Mich ci dice che è arrivato alla fine. Andiamo a vedere, il camino è maestoso e bello, tutto a strati, meritava il tentativo di ritrovarlo. Guardiamo l’ora e ci accorgiamo che sono le 18,00. Tra cambio di corde e ritrovare la strada, il tempo è volato. Decidiamo quindi di mangiare e poi ci dedichiamo alle foto.

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Si procede velocemente, gli scatti vengono quasi al primo colpo. Procediamo verso il rientro, Lorenzo e Maria con calma rientrano, io e Mich ci fermiamo ancora a fotografare i vari particolari, gli scallops, le aragoniti, il meandro con vari livelli di erosione. Il tempo scorre, gli scatti procedono e poi si decide, ora è ora di rientrare. Il rientro è più semplice, però alcuni dubbi su dei passaggi ci sono. Alla fine arriviamo al famigerato incrocio, decidiamo di segnarlo con delle X sul fango, si spera che i prossimi capiscano la via da seguire. In questo momento ci sorge però un dubbio,si saranno persi o saranno fuori? La fortuna vuole che per terra ci sia un pacchetto di semi di girasole, Mich conferma che li aveva Maria prima del camino in fondo al meandro, quindi siamo sicuri che sono fuori e stanno risalendo. Procediamo anche noi, saliamo tutti i pozzi senza fermarci, verso gli ultimi sentiamo delle voci e poi vediamo anche le luci. Si continua fino alla corda verde, ultimo pozzo e siamo fuori. Sono 12 ore che siamo entrati, fuori non fa freddo, le stelle la fanno da padrone, nemmeno una nuvola. Ultimo scatto con la via lattea visibilissima e si procede verso il ricovero d’emergenza li vicino.

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Li scopriamo che i nostri amici profondisti sono rientrati un oretta prima di noi e sono già distesi nei loro sacchi a pelo. Noi, visto il tempo sereno e asciutto dormiamo sotto le stelle in zona di passaggio orsi, ma siamo più orsi noi e sicuramente li faremo scappare. La notte passa velocemente, la stanchezza ci fa dormire con la brezza che ogni tanti ci accarezza il viso. Al sorgere del sole, siamo già tutti svegli, pronti per scendere. Dopo un buon caffè e due chiacchere con i nostri amici scopritori dell’abisso, scendiamo e approfittiamo di un passaggio in macchina fino al parcheggio. Nel frattempo sentiamo anche Alessio, alla sera era rientrato al bivacco Agostini sano e salvo e ha anche assistito al recupero con elicottero a mezzanotte, di un gruppo di ragazzi. Bella giornata, bella compagnia, belle le foto, si spera, da ritornare a continuare con la documentazione del mitico Laresot.

Dorilena, Maria, Alessio, Daniele, Lorenzo e Mich per le foto, per il fondo Dino, Federico, Maurizio e Silvano.